All’apertura dell’ultimo forum di Davos, il fondatore, Klaus Schwab, ha sottolineato la necessità di un quaLitative easing per rispondere alle sfide di un mondo in rapido cambiamento e ha assegnato la responsabilità di trovare queste nuove soluzioni alle imprese e agli imprenditori.

Nel marzo del 2015 al momento del lancio del QuanTitative Easing in Europa, dalle colonne di questo quotidiano lanciai l’idea di un QuaLitative Easing imprenditoriale: un programma coraggioso quanto quello predisposto dalla burocrazia bancaria europea che promuovesse una serie di azioni estreme per la creazione di maggior imprenditorialità.

La logica del QuanTitative Easing è stata: metti più capitale nel motore di un sistema produttivo che ha disponibilità di lavoro e l’economia ripartirà. A questo approccio manca un passaggio fondamentale. Esiste un attore del sistema che trasforma il capitale e il lavoro in iniziativa economica e in crescita: l’imprenditore. Come ha dimostrato l’esperienza di questi anni, non ci mancano i soldi; ci manca chi quei soldi li usa per trasformarli in iniziative e sviluppo. Di conseguenza quello che ci serve è (anche) un QuaLitative Easing: dobbiamo iniettare nel sistema economico imprenditori.

Il Centro Studi di Confindustria nella primavera del 2016 promosse un convegno sul tema: Imprenditori, i geni dello sviluppo; durante il quale si delineò in modo chiaro l’importanza dell’imprenditore come motore di un sistema economico in rapida evoluzione.

A Davos, quest’anno, si è ripartiti dal concetto di QuaLitative Easing e Schwab in persona ha sostenuto che imprese ed imprenditori hanno l’influenza e l’interesse ad “aggiustare” un contratto sociale che si è rotto: “dobbiamo assicurarci, ha affermato, che la quarta rivoluzione industriale si sviluppi con l’umanità al centro e non la tecnologia”.

La quarta rivoluzione industriale, ancora più delle altre, avrà un impatto sulla persona e sul modo di vivere. Con ogni probabilità, per la prima volta nella nostra storia, una grande fetta di umanità dovrà decidere se lavorare e, quando l’intelligenza artificiale e la robotica, avranno reso super-produttivo il lavoro dell’uomo si dovrà decidere come ridistribuire il risultato di quella super-produttività. Non siamo poi così lontani dal momento in cui queste decisioni andranno prese, e nel futuro prossimo le persone dovranno decidere se abbracciare la super-produttività delle macchine o rigettarla dando vita ad una forma di neo luddismo.

Le imprese e gli imprenditori non possono pensare che altri debbano occuparsi di affrontare questi problemi, come afferma il fondatore di Davos: “le imprese sono il principale stakeholder di un sistema economico e sociale in salute”. Delegare la definizione e le soluzioni di questi problemi ad altri sarebbe abdicare al ruolo sociale dell’impresa. Non a caso Schwab cita Papà Francesco quando richiama l’imprenditore a queste responsabilità. Sua Santità, proprio su questo quotidiano, ha dichiarato: “Credo sia importante lavorare insieme per costruire il bene comune ed un nuovo umanesimo del lavoro, promuovere un lavoro rispettoso della dignità della persona che non guarda solo al profitto o alle esigenze produttive ma promuove una vita degna sapendo che il bene delle persone e il bene dell’azienda vanno di pari passo”.

Questo andar di pari passo, richiama le imprese e gli imprenditori a lavorare ad un QuaLitative easing che con creatività, determinazione e coraggio risolva i problemi attuali.

Delegarli o lamentarsi che altri non li risolvano non è accettabile. Bisogna agire.

Ad esempio, bisogna ripensare l’approccio con la tecnologia. Intelligenza artificiale, robotica, additive manufacturing, bio e neurotecnologie, blockchain, IoT etc non devono essere solo gli ingredienti con cui si lavora nel reparto R&D o nello sviluppo di nuovi prodotti e servizi; le imprese devono pensare alle opportunità e ai cambiamenti che queste tecnologie imporrano all’arena competitiva e ai loro clienti.

Le imprese devono sperimentare queste nuove tecnologie, scrivendo il percorso di sviluppo che avranno e devono formare le loro persone perché siano pronte a usarle e non ne siano spaventate.

All’alba della prima rivoluzione industriale, la nuova classe imprenditoriale inglese combatté contro le leggi sul grano non perché fosse di danno alle loro imprese ma perché affamavano i loro operai e arricchivano gli aristocratici proprietari terrieri. Combatterono uscendo dalle loro fabbriche per diffondere le loro idee e per cambiare la società. Lo stesso Sole fu fondato da imprenditori liberisti progressisti lombardi come “Giornale commerciale e politico”.

Alle prime luci del mattino della quarta rivoluzione industriale, la società chiede ad imprese ed imprenditori lo stesso sforzo: un quaLitative Easing imprenditoriale.

Bernardo Bertoldi (Docente di Family Business Strategy, Università di Torino – bernardo.bertoldi@unito.it)