Blackrock è la più grande società di investimento del mondo, ha sede nella capitale mondiale della finanza, New York, e gestisce 10 mila miliardi di dollari: il che significa che potrebbe comprare tutto il nostro debito pubblico 5 volte. Blackrock è, inoltre, tra i primi azionisti di tutte le aziende quotate in ogni paese del mondo ed è per questo che ogni anno il suo fondatore, Larry Fink, scrive una lettera ai presidenti e agli amministratori delegati delle società quotate quale fiduciario dei loro azionisti, che sono anche i suoi clienti. Per chiarezza: Blackrock non è cattiva, è un’azienda che ha dimostrato di saper gestire i risparmi dei fondi pensione e dei risparmiatori in modo estremamente efficiente ed è guidata da un fondatore che ha portato enormi innovazioni nel mondo della gestione dei risparmi. Non sorprende, quindi, che abbia destato grande interesse la lettera di quest’anno, in cui Larry Fink ha sostenuto con forza la necessità per i CEO di avere aziende attente ai dipendenti, ai fornitori e alle comunità.

Fink, nella sua qualità di azionista rilevante, ha preso a prestito tutte le virtù peculiari, sino ad oggi almeno, del capitalismo familiare. Bisogna quindi chiedersi, se Blackrock diventa un azionista buono quanto una famiglia imprenditoriale, ha ancora senso il capitalismo familiare? familyandtrends non ha una risposta ma qualche considerazione pare necessaria.


Friedman, nel 1970, ha sostenuto che l’unica responsabilità di un’azienda è verso i suoi proprietari e che gli amministratori delegati, per quanto potenti, restano dei dipendenti salariati, devono attenersi nei limiti della legge e dell’etica a massimizzare il profitto non avendo diritto a spendere soldi di qualcun altro per fini che non siano ridare quanto l’azienda guadagna a chi la possiede. Le famiglie imprenditoriali hanno, da sempre e per natura, rinunciato ad una parte dei profitti per servire un obiettivo più ampio dettato dal fondatore e dai valori della famiglia. Da oggi Blackrock fa lo stesso, nelle parole di Fink: “il capitalismo degli stakeholder non è sociale, non è politica: è capitalismo ed in quanto tale si basa sul reciproco beneficio tra voi (gli amministratori delegati), i dipendenti, i clienti, i fornitori e la comunità”. Usa il termine comunità che a qualunque imprenditore italiano non può che ricordare più Adriano Olivetti che Larry Fink!
Fink va oltre ricordando nella sua qualità di azionista rilevante ai suoi “salariati” amministratori delegati di prendersi cura in modo attivo dei lavoratori, che “guardano alle vostre aziende come la più affidabile fonte di informazione e guida, più che ai loro governi, ai media e alle NGO”. Sembra non esserci tanta differenza fra il più grande investitore del mondo e le migliaia di imprenditori italiani che hanno lottato “in presenza” e a fianco delle loro persone durante i vari lockdown. 

Per finire Fink si prende il cuore differenziante che fa del capitalismo familiare un buon azionista e afferma: “Non è mai stato così importante per i CEO avere una posizione ferma, uno scopo chiaro, una strategia coerente, una visione di lungo termine. Lo scopo della vostra azienda sia la stella polare in momenti tumultuosi come questo… è necessaria anche una posizione chiara sui temi sociali che sono chiave per il successo della vostra azienda nel lungo termine”. Se non sembra il consiglio di un fondatore ad una seconda generazione, poco ci manca.
Oltre alle dichiarazioni, già di per sé straordinarie, Blackrock lancia due iniziative incredibilmente innovative: un sistema di voto diretto per i suoi clienti-investitori ed il più grande centro di ricerca del mondo sullo stakeholder capitalism. Il centro di ricerca, detto da chi qualche centro lo ha visto, è impressionante per libertà di pensiero, organizzazione, finanziamenti e teste che vi partecipano. L’iniziativa del voto diretto è dirompente: sino ad oggi i piccoli azionisti hanno potuto fare poco, ma Blackrock potrebbe riunirli e usare la sua partecipazione fatta dei loro risparmi per influenzare le aziende possedute. Futuristico, difficile, rivoluzionario: come molte delle iniziative imprenditoriali che Larry Fink ha realizzato con Blackrock.

Il capitalismo familiare può sorridere a tante roboanti parole ed iniziative promosse da chi, sino a ieri, ha fatto pressioni per avere report trimestrali; può anche dare il benvenuto alla grande finanza nel salotto dei buoni principi delle aziende di famiglia oppure può prendere atto che nel momento di maggior discontinuità della nostra storia recente la democrazia, il capitalismo e la società hanno bisogno di ripensare le loro relazioni e il loro funzionamento e questo ruolo d’avanguardia nella storia è stato degli imprenditori, delle loro aziende, dei loro dipendenti, delle loro famiglie. Spetta a loro perché non scrivono lettere una volta l’anno: entrano in azienda ogni giorno, anche quando c’è la pandemia, e guardano negli occhi le persone il cui futuro è loro responsabilità, siano queste dipendenti, clienti, fornitori, le loro famiglie o la comunità. 

La sfida è stata lanciata e la grande finanza ha vinto il primo tempo usando le armi del capitalismo familiare; il secondo tempo è iniziato e ci dirà se il capitalismo familiare saprà riguadagnarsi il diritto di essere l’avanguardia del sistema economico-sociale di questo secolo.