Jamie Dimon, CEO di JP Morgan, è noto come il banchiere per antonomasia ma non è solo questo; pochi sanno che arriva da una famiglia che si occupa di banche da più di tre generazioni e che è di origine greca; pochi, inoltre, si ricordano che è diventato CEO dopo aver salvato e venduto a Morgan BankOne, un turnaround che ancora oggi si studia nelle business school. Dimon è cresciuto alla scuola di Sandy Weil, uno dei padri del sistema finanziario americano di questo secolo; ha un approccio imprenditoriale e conosce a fondo il sistema industriale americano ed europeo.
È per questo che la sua dichiarazione: “Ritengo che questo sia il momento giusto per avere fiducia e investire nel vostro paese” ha compiaciuto il sistema finanziario, industriale e politico italiano.
Sono bastati due giorni e l’OPA su Reno De Medici da parte di un grande fondo internazionale, per farci cambiare umore e gridare alla “caccia ai nostri gioielli”.
Quindi è bene o è male che dall’estero si investa in Italia? Slogan ad effetto per il bene o il male se ne sentono parecchi, la questione è però più complessa e si compone di almeno due elementi: perché le aziende italiane sono appetibili e perché gli investitori pagano “quanto basta” per convincere i proprietari attuali a vendere.