“Come faccio a fare in modo che chi mi succederà capisca come e sappia prendersi cura dell’impresa e della famiglia imprenditoriale?” mentre rispondeva all’imprenditore che aveva posto questa domanda, forse la domanda nel capitalismo familiare, a familyandtrends risuonava in mente un’altra domanda: … e se Laszlo Polgar avesse posseduto una preziosa scacchiera?

Polgar, psicologo ungherese, sostiene che non si nasce interpreti di altissimo livello di un’attività: ci si costruisce ed esorta a non avere paura di crescere i figli con ottimismo e coraggio (senza lesinare nelle spese!) perché i giovani portenti non sono miracoli, ma manifestazioni naturali, quindi, possono essere formati come tali.

Sino a qui Polgar sarebbe uno dei tanti professori entusiasti e stampalati; di quelli che gli imprenditori, uomini pratici, liquidano con “chi sa fa, chi non sa insegna”. familyandtrends ha sempre patito questa frase: soprattutto perché è vera.

Polgar, però, ha fatto. Ha iniziato scrivendo lettere d’amore a Klara, un insegnante di lingue ucraina. Le lettere non erano solo normali lettere di un innamorato: la proposta di Polgar era di procreare un essere che venisse programmato per diventare un genio negli scacchi. Un approccio tanto pratico da attrarre l’attenzione anche del più pratico degli imprenditori.

Sono passati 57 anni da quando Klara e Lazlo si sono sposati, dal loro amore sono nate tre figlie: Susan, Sophie e Judit. Un bel problema per il nostro pratico professore: al momento della nascita delle sue figlie non esistevano grandi maestre di scacchi. Kasparov, una leggenda degli scacchi, sosteneva che “le donne per loro natura, non sono giocatori di scacchi eccezionali: non sono grandi combattenti” e i numeri erano dalla sua, 11 donne su 950 erano maestri di scacchi.

La cosa interessante è che 3 di quelle 11 sono Susan, Sophie e Judit e Judit ha sconfitto il campione al mondo in carica: lo stesso Kasparov. Come ha fatto Polgar a far diventare tutte e tre le sue figlie maestre di scacchi, qualcosa che al momento della loro nascita era impossibile, o almeno non era mai successo?

Primo. Gli esseri umani sono imitatori: imparano osservando. I bambini sono attratti da ciò che hanno intorno e da ciò che i genitori fanno. Casa Polgar era piena di libri e di trofei di scacchi, il pavimento della stanza dei giochi era a scacchiera e i pezzi erano sparsi per casa prima che le bambine ne sapessero la funzione. Con il tempo i muri si sono riempiti di schemi di partite passate e di quadri di scene di scacchi di ogni momento della storia. familyandtrends ha definito nel libro Figli di Papà questa la fase del fascino: i figli osservano l’ambiente che hanno intorno e sono affascinati da ciò che i genitori fanno. I Polgar volevano fare il loro esperimento con Susan, la prima nata, ma forse non è un caso che le sorelle vedendo cosa faceva con i genitori la più grande la hanno voluta imitare. Judit, la più piccola, è oggi riconosciuta per essere la più brava delle tre: anche questo dovrebbe far pensare alla gente pratica che si affida ancora oggi al maggiorasco.

Secondo. Prima si fa bene una cosa e poi se ne diviene appassionati. Susan Polgar ha dichiarato: “ho una spinta interiore; penso che questo faccia la differenza tra l’essere molto brava ed essere la migliore”. Non è che la prima volta che Susan si è seduta davanti ad una scacchiera ne è stata appassionata: a Susan piace giocare a scacchi perché lo fa bene e per farlo bene, per avere quello che lei definisce la “spinta interiore” a farlo, ci vuole tanta fatica non tanta passione, la passione viene dopo. Nel 1986, ad esempio, le tre sorelle hanno partecipato alla 24 ore di Dresda, un torneo in cui si giocano cento partite in 24 ore rimanendo continuamente concentrati al massimo dell’attenzione a parte tre pause di venti minuti per nutrirsi. Susan aveva 15 anni, Sophie 9 e Judit 8. Chiedete a un qualsiasi ragazzino di 8 anni se la sua passione è stare seduto e attento per 24 ore. Judit è oggi riconosciuta la miglior scacchista del mondo e sicuramente ne è appassionata; ma causa-effetto sono invertiti da come si pensa: prima stai concentrato a 8 anni per 24 ore poi ti viene la passione degli scacchi. In Figli di Papà questa è stata identificata come la fase della disciplina. Nella storia molte fonti autorevoli hanno testimoniato quanto la disciplina sia più importante della passione o delle qualità innate: “il genio è 1% ispirazione e 99% sudore” Thomas Edison, “il talento è niente; la disciplina è tutto” Charlie Chaplin, “chiunque può raggiungere il mio livello se è diligente come lo sono stato io per tutta la mia vita” John Sebastian Bach, “Genio? Probabilmente solo applicazione” Wolfgang Goethe…

Terzo. Prepararsi con dedizione e buoni maestri ad essere chi si vuole diventare. “Ciò che una persona al mondo può imparare, quasi tutte le persone lo possono imparare se vengono fornite di adeguate condizioni” Bloom e Sosniak dopo aver studiato 120 esperti, migliori al mondo nella loro attività, hanno scoperto che non ci sono segni premonitori o predestinanti per identificarli, che non ci sono quozienti di intelligenza o altro che definiscono chi potrà aver successo; la sola differenza trovata è l’esercitarsi in modo intenso, imparare da insegnanti motivati ed essere supportati con entusiasmo da chi è intorno durante gli anni dello sviluppo. Bisogna decidere chi si vuol diventare per potersi preparare: Polgar a sei anni ha iniziato a preparare le sue figlie e ha dato loro una chiara ed ambiziosa identità: future campionesse di scacchi. Susan, Sophie e Judit lo hanno scelto o sono state influenzate dall’ambiente creato intorno a loro? Questa domanda richiederebbe un altro familyandtrends per una risposta compiuta, ma possiamo davvero dire che qualcuno non è influenzato dall’ambiente in cui nasce?

Possiamo ora tornare alla domanda iniziale: e se Laszlo Polgar avesse posseduto una preziosa scacchiera? Sarebbe stato più o meno giustificato nel suo esperimento estremo? Oggi potrebbe lasciare con fiducia alle sue figlie quella scacchiera? Quella preziosa scacchiera rovinerebbe la vita alle sue figlie perché richiederebbe troppa responsabilità o grandi capacità?