L’autorevole intervento del prof. Castronovo su queste pagine il 5 luglio ci ha messo in guardia dai danni di una cultura antindustriale dilagante nel nostro Paese. Il monito è quanto mai serio, perché non solo è a rischio la nostra struttura di paese industriale e trasformatore nel breve termine, bensì la radice stessa della nostra capacità manifatturiera che si basa su eleganza e simpatia.

All’estero noi Italiani siamo segnati da alcuni pregiudizi; gli stranieri ci vedono scostanti, donnaioli, rumorosi, … Winston Churcill è stato il più sferzante con il suo “gli Italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio”; Catherine Deneuve la più elegante con il suo: “Gli Italiani hanno solo due cose per la testa: l’altra sono gli spaghetti”.

Nonostante questi pregiudizi, siamo di solito i benvenuti ovunque nel mondo: quando all’estero ci presentiamo è istintivo nell’interlocutore un sorriso e un riferimento al nostro Bel Paese. Chi ci è stato lo ricorda con gioia e piacere, chi non ci è stato vorrebbe venirci. Il mondo, in fondo, ci vuole bene per due motivi: siamo simpatici ed eleganti.

L’etimologia di questi due termini ci spiega perché il nostro sistema industriale ha un vantaggio competitivo unico e perché non possiamo permetterci di metterlo a rischio.

Eleganza deriva dal latino scegliere (eligere) che è alla base dei tre componenti del nostro vantaggio competitivo nazionale: gusto, creatività, tecnologia.

Il gusto è la capacità di scegliere (eligere) e sintetizzare diversi stimoli esterni con un interiore senso del bello. Ogni Italiano da quando nasce è immerso nel bello ed è costretto a sintetizzare un’infinita serie di stimoli neanche immaginabili per un qualsiasi altro essere umano. Possiamo goderci il Colosseo, gli Uffizi, Venezia, le Alpi, il Mediterraneo, la Valle dei Templi e tantissime altre bellezze, naturalmente, come ci ha fatto notare Catherine Deneuve anche donne italiane. Siamo, continuamente, immersi in secoli di laboriosa creazione di questa bellezza anche solo camminando nelle nostre città e nei nostri borghi. Nessuno di noi può sfuggire a questa educazione: respiriamo il bello. Alcuni di noi riescono a sintetizzarlo in ideazioni e prodotti che chi non è italiano non può neppure riuscire ad immaginare. Il nostro modo di fare manifattura si basa sul gusto: non esiste prodotto italiano che non ne è pervaso e che non fa di questo un elemento differenziante sui mercati internazionali

La creatività è la capacità di scegliere (eligere) e mettere in connessione cose diverse. La nostra apertura mentale, la nostra tolleranza, la nostra voglia di conoscere gli altri e di “fare festa” è la base di questa capacità creativa. Certo per fare questo ci vuole la chitarra, il mandolino, un buon bicchiere di vino, del buon cibo, il piacere di vivere e di condividere e si: lo facciamo rumorosamente. Albert Einstein, uno dei tanti stranieri che amava il nostro Paese, ha detto: la creatività non è altro che un’intelligenza che si diverte. Ed è difficile divertirsi sottovoce.

La nostra creatività è la sorgente della nostra manifattura: i centri creativi delle aziende italiane pensano prodotti unici che la nostra capacità di ingegnerizzare permette di produrre in serie: ed è in questo che la nostra tecnologia eccelle.

La tecnologia è la capacità di saper scegliere (eligere) come applicare e rendere pratica un’idea creativa. È attraverso una feroce applicazione della propria tecnica o arte che si crea tecnologia, che si creano macchine e strumenti con caratteristiche uniche per produrre il frutto della nostra creatività e del nostro gusto. Per dirla con Churchill, i nostri imprenditori forgiano queste tecnologie con la stessa determinazione con cui noi Italiani vinciamo le partite di calcio.

La nostra eleganza, la nostra capacità di scegliere, sintetizzare, connettere gli stimoli della nostra cultura, del nostro paesaggio, della nostra storia ci danno gusto, creatività, tecnologia che sono la base della nostra manifattura: questo ci dà un vantaggio competitivo quando ci confrontiamo nei mercati globali.

Simpatia deriva dal greco patire insieme (sun-patos) che è la capacità di capire nel profondo gli altri, condividendo le loro passioni. I nostri prodotti vengono adattati ai gusti dei consumatori nel mondo dai nostri imprenditori che sanno entrare in sintonia con le altre culture e comprendere a fondo gli altri esseri umani. Questo vantaggio competitivo dovrebbe essere definito il vantaggio di Todaro, un comandante di sommergibili della seconda guerra mondiale che affondato un piroscafo belga portò in salvo i nemici superstiti abbandonando le operazioni di guerra per quattro giorni. Quando il capo dei sommergibilisti tedesco criticò aspramente il comportamento di Todaro, l’Italiano rispose: “Un comandante tedesco non ha, come me, duemila anni di civiltà sulle spalle”.

Sono questi nostri duemila anni di civiltà che danno alla nostra manifattura ed ai nostri imprenditori la capacità di differenziarsi, dimentichiamoli e produrremo senza eleganza manufatti indistinti ed indistinguibili da quelli tedeschi, americani, cinesi…

Perdiamo la nostra eleganza e la nostra simpatia e non solo nel breve termine la pagheremo in termini di occupazione e di PIL, come ci ha ricordato il prof. Castronovo, ma nel lungo termine perderemo l’essenza stessa della nostra capacità industriale.

Bernardo Bertoldi (Docente di Family Business Strategy, Università di Torino – bernardo.bertoldi@unito.it)