Quest’anno la maggioranza degli abitanti del pianeta andranno al voto, tra questi gli europei per il loro parlamento e gli americani per il presidente degli Stati Uniti. Non è difficile intravedere come il contesto mondiale stia cambiando, e parecchio e velocemente, e come queste elezioni e la politica che ne conseguirà avranno più importanza di altre.

Volenti o nolenti, come familyandtrends ha già ricordato un anno fa, gli imprenditori avranno un ruolo. Per aiutare loro a decidere come averlo può essere utile non dimenticare che l’Italia è stata fatta da …un imprenditore: Camillo Benso Conte di Cavour. Certo Vittorio Emanuele II è stato l’istituzione e Giuseppe Garibaldi lo strumento principale, ma chi ha intuito l’opportunità di fare l’Italia e l’ha perseguita è stato Cavour.

Tutti abbiamo studiato il fine politico Cavour presidente del consiglio dell’Italia unita, ma cosa faceva Cavour quando nella prima metà dell’800 Mazzini, d’Azeglio, Gioberti, Pisacane, Pepe, i fratelli Bandiera pensavano e lottavano? Fondava un’azienda chimica per produrre artificialmente guano, i.e. deiezioni sedimentate dei volatili!

Quando Cavour, nel 1948, si dà alla politica fondando un quotidiano è l’imprenditore più ricco e più d’avanguardia del Regno; e non è neanche male come esperto di branding quando battezza il giornale, principale strumento di propaganda verso quel 2% della popolazione che votava, con un nome che, poi, ha avuto un certo successo: “Il Risorgimento”. Pare che il brief volesse un termine di origine sacra che toccasse sia le visioni di Gioberti e del neoguelfismo per tirare la giacchetta a Pio IX Papa riformatore sia cercasse la soluzione di buon senso tra destra cattolica reazionaria e la sinistra anticlericale repubblicana.

Cavour è stato un imprenditore di enorme successo: a Grinzane trasformò l’economia di sussistenza delle Langhe in un’industria innovativa ed internazionale, lanciò il Moscato e il Bordolese e contribuì alla creazione del Barolo innovando nei sistemi di produzione e dando spazio a grandi enologi, con lui il Piemonte iniziò a fare davvero concorrenza alla Francia. Fu il primo a coltivare in modo organizzato la noce e la nocciola per produrre olio e la barbabietola per produrre zucchero. Nel vercellese, nelle tenute di Leri, trasformò i vecchi, malsani ed inefficienti sistemi di produzione di riso studiando ed investendo in innovazione ed in produttività; introdusse: il trebbiatoio a forza idraulica, l’aratro meccanico, le macchine per tagliare la paglia, il brillatoio industriale per il riso. Fu in questo ambito che cercò modi nuovi per rendere il terreno più produttivo con vari tipi di concime quali ossa animali, sangue dai mattatoi, calce, gesso, rifiuti, stracci di lana sino a scoprire che la soluzione migliore erano le deiezioni sedimentate dei volatili. Prima fondò un’impresa per l’importazione dal Sudamerica e poi fondò un’azienda chimica per produrre il prezioso guano. Nel caso qualche imprenditore se lo stia chiedendo: l’impresa non ebbe successo.

Trasformare l’agricoltura in agroindustria può essere molto redditizio e non semplice, ma è poi così innovativo? Cavour fu anche uno startupper d’avanguardia, oltre al guano chimico, contribuì a fondare la Banca di Torino in un’epoca in cui il credito era un vantaggio per pochi e investì nelle ferrovie convinto che sarebbero stato lo strumento per migliorare i commerci.

Qualcuno penserà: sarà stato uno di quegli imprenditori con la passione della politica. Non sembra: come membro attivo e consigliere dell’Associazione Agraria piemontese sostenne che ci si doveva focalizzare su come migliorare le tecniche e l’economia aziendale e non mettere a punto proposte di riforme per il sovrano e quando l’associazione degli industriali agricoli decise di proporre riforme lui lasciò l’associazione.

Quindi, quando l’imprenditore è diventato statista? Mai. Cavour ha fatto l’Italia con un approccio imprenditoriale. Howard Stevenson ha definito imprenditore colui che persegue un’opportunità al di là delle risorse che possiede e Cavour ha intuito l’opportunità di fare l’Italia nel 1948 quando ebbe successo la sua idea di proporre al sovrano un’unica grande riforma e nacque lo statuto albertino introducendo libertà di stampa e parlamento. Da quel momento si poteva fare le riforme come lui le intendeva: “le riforme, compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano; invece di crescere la forza dello spirito rivoluzionario, lo riducono all’impotenza”.

Cavour perseguì l’opportunità di fare l’Italia come si fonda una start up. Bisognava convincere l’opinione pubblica così fondò il Risorgimento. Ci voleva un’autorità che non poteva essere né lui, che era solo un ricco imprenditore, né il popolo e la democrazia che in Europa nessuno voleva: pur ritenendo la monarchia sabauda conservatrice, bigotta e ottusa servì il Regno facendo diventare Vittorio Emanuele II il frontman della sua idea. Dopo la prima guerra di Indipendenza capì che i Savoia anche aiutati dagli altri stati italiani non avevano le risorse per battere gli Asburgo, per questo sfruttò la voglia di Napoleone III, novello imperatore, per vincere la seconda guerra di indipendenza. Quando capì che, come la Francia e l’Inghilterra non avrebbero accettato uno stato italiano non saldamente monarchico, una parte del popolo italiano, dopo anni di Borbone, di monarchia non ne voleva più sentire parlare, si avvalse del più grande italiano di quel momento, Garibaldi, per portare il suo risorgimento al Sud. Mentre “fondava” l’Italia si occupò anche di ammodernare lo stato: investi nelle più innovative infrastrutture del tempo, creò il sistema ferroviario piemontese che ancora oggi esiste (e.g. il Frejus), dotò il paese di porti, di una marina mercantile, di canali, di strade; creò trattati privilegiati di commercio con tutti i principali mercati di sbocco, e.g. Francia, Belgio, Olanda, Svizzera, Inghilterra, Zollverein (l’unione doganale degli Stati tedeschi), Svezia, Norvegia e… Austria (quella degli asburgo contro cui aveva fatto due guerre!); creò la Banca Nazionale per rompere la dittatura finanziaria straniera sui conti pubblici dei Rotschild francesi e degli Hambro inglesi. Durante i dieci anni di governo Cavour il PIL del Piemonte raddoppiò.

Fare l’Italia non è poi stato così difficile, tutte le risorse che servivano, soldi, eserciti, autorità politica, accreditamento internazionale sono state trovate da un imprenditore che ha deciso di dedicarvi dieci anni della sua vita. Ciò che è difficile è intravedere l’opportunità da perseguire che i tempi in cui si vive offrono… ma queste sono cose che solo gli imprenditori sanno fare…