Nell’edizione di domani lunedì 30 gennaio, Il Sole 24 Ore approfondirà il rapporto tra le imprese familiari e la borsa presentando una serie di dati e di ricerche che offrono spunti rilevanti per gli imprenditori.
familyandtrends ha potuto vedere in anteprima i dati dai quali si conferma quanto affermato qualche tempo fa: il Capitalismo Familiare è di sinistra, la Borsa di destra.
Dai molti ed interessanti dati dell’approfondimento si evince che il mercato finanziario ha un grande interesse per le imprese familiari, interesse che supera ormai quello del private equity e che le imprese familiari già quotate ripagano questo interesse con performance superiori alla media.
Dai tempi del dibatti sul voto plurimo, i grandi e sofisticati mercati internazionali, prima, e il nostro, dopo ed in ritardo purtroppo, hanno riconosciuto che una famiglia imprenditoriale con la maggioranza dei diritti di voto è un bene per l’impresa e per gli altri investitori. Questo è dovuto a due motivi. Il primo, la famiglia imprenditoriale nella sua qualità di azionista di riferimento ha, quasi sempre, un senso di responsabilità verso gli altri azionisti. Per dirla con l’avv. Agnelli: “Quando noi, alla Fiat, abbiamo dovuto fare un aumento di capitale, anche di poche centinaia di miliardi, per trovarli abbiamo dovuto esporre la nostra faccia”.
Il secondo motivo è che, come hanno ormai dimostrato molte ricerche accademiche, le imprese che oltre ad essere possedute sono gestite da un familiare, i.e. family operated companies, performano nel tempo in modo consistente meglio della media del mercato finanziario. Questo perché il coraggio e la visione imprenditoriale assicurano il continuo processo di adattamento necessario per continuare a crescere in modo profittevole in un contesto competitivo in costante evoluzione.
Resta da ricordare e riaffermare che capitalismo familiare e borsa hanno ruoli, obiettivi, nature diverse: il primo è di sinistra la seconda di destra. Nella partita doppia in dare si registrano le immobilizzazioni, i crediti, il magazzino, i.e. gli impieghi di denaro o a chi hai dato i soldi; in avere il patrimonio netto, i debiti verso fornitori, le banche, i.e. le fonti di denaro o i soldi che devi restituire e, quindi, avere.
Considerato che nello stato patrimoniale, l’avere è a destra e il dare a sinistra: il capitalismo familiare deve essere di sinistra. Infatti, solo sapendo fare i giusti investimenti ed adattando l’impresa al mutato contesto competitivo la famiglia imprenditoriale potrà continuare ad essere un buon azionista e meritarsi di rimanere azionista di riferimento.
Quotarsi in borsa è di destra perché si tratta di prendere decisioni sull’avere che nel bilancio è da quella parte ed è un modo per avere capitale di rischio a “basso costo” e “quando serve”. “A basso costo” perché il premio per il rischio (quanto il mercato vuole in più del rendimento senza rischio, i.e. quello dei bot) in Italia è tra il 6% e l’8% molto meno del rendimento target di un private equity (che di solito hanno un rendimento target tra il 20% e il 35%). “Quando serve” perché con aumenti di capitale sul mercato si può, quando si vuole, raccogliere altri soldi, sempre a basso costo. Ciò detto è bene ricordare che l’imprenditore deve essere di sinistra: deve andare in borsa perché gli serve della finanza per fare qualche investimento che da solo non ha i soldi per fare. Non deve andare in borsa per “capitalizzarsi” vorrebbe dire accrescere la destra del bilancio senza sapere cosa fare a sinistra. Non deve andare in borsa per liquidare qualche altro azionista scomodo: queste sono cose che devono essere risolte a destra ma nel patrimonio netto. Non deve andare in borsa per essere più alla moda, moderno, sofisticato etc; non sono quotate, ad esempio, la Ferrero, la Bosch, le grandi imprese di commodity trading e, perfino, molte delle società di consulenza che portano le imprese in borsa.
Quando si va in borsa, bisogna raccogliere il minimo del capitale che serve per la sinistra dello stato patrimoniale nei prossimi due o tre anni, tanto si potrà tornare a raccoglierne quando si vuole. Inoltre se si è impiegato bene il capitale ottenuto (a sinistra) l’azienda varrà di più e si potrà cedere una quota minore di partecipazione per avere lo stesso ammontare di denaro.
Una volta in borsa è bene ricordare alcuni principi immutabili della teoria finanziaria.
Si possono perseguire tutte le opportunità si vogliono, a patto che offrano un ritorno superiore al rendimento atteso dai mercati: quando l’opportunità viene presentata, gli azionisti attuali hanno il beneficio del valore creato oltre il costo del capitale. Sembra magia ma è l’effetto dell’attualizzazione dei flussi di cassa futuri al costo del capitale (per chi vuole approfondire il caso Ginny’s Restaurant lo spiega in due paginette).
Non bisogna, il giorno della quotazione, essere contenti perché il titolo è salito: significa solamente che si poteva proporre al mercato un valore più alto. È bene anche ricordare che dal giorno dopo che si è andati in borsa, è come essere saliti su un tapis roulant: gli investitori e gli analisti hanno inserito tutte le previsioni fornite dall’impresa nei loro fogli di excel, hanno determinato il free cash flow (la cassa disponibile per la destra dello stato patrimoniale) e lo hanno attualizzato al tasso di rendimento atteso. Da quel momento se l’imprenditore farà esattamente ciò che ha dichiarato (o che gli investitori e gli analisti hanno capito farà) il prezzo dell’azione crescerà esattamente del rendimento atteso. Alzare le aspettative future equivale a schiacciare adesso il tasto + sul tapis roulant: poi si deve correre. Nel caso in cui le aspettative non siano soddisfatte, il valore dell’azienda scende anche se sta guadagnando più di quanto abbia mai fatto ma meno di quanto aveva detto avrebbe fatto in futuro.
Tutto questo richiede, come sempre, quando si tratta di mettere d’accordo la sinistra con la destra, di trovare un punto di equilibrio; riuscendoci si potranno perseguire tutte le opportunità che si identificheranno: e questo sì che è il paradiso dell’imprenditore.