Il campionato di calcio appena iniziato è il più interessante del mondo non solo perché, forse, per una volta potremmo non sapere già a gennaio chi ha vinto ma anche perché rende l’Italia il più grande esperimento accademico della storia della teoria manageriale. Noi italiani quest’anno verificheremo la validità della legge generale sulla conservazione del profitto di Clayton Christensen .

La legge non è molto semplice, tanto che sono pochi i manager che hanno un livello di sofisticazione tale da poterla utilizzare in modo efficace. La legge dice che sino a quando esiste un bisogno del cliente finale, una catena del valore che lo serve crea profitti attrattivi a livello aggregato. Sino a qui, come direbbe Christensen “nothing to write home about”, la vera sfida per i responsabili della strategia è fare in modo che la propria impresa si appropri di una parte rilevante di quel profitto aggregato che si genera lungo la catena del valore.
Per fare questo, l’impresa deve contribuire al prodotto finito una componente determinante per la soddisfazione del cliente. All’inizio il prodotto deve essere integrato per garantire funzionalità e affidabilità “sufficientemente buoni” per il cliente finale: è il caso dei primi PC Apple ante IBM, delle prime macchine-cialde Nespresso, della TV lineare con produzione in house.