In queste ultime settimane il capitalismo familiare è stato protagonista di tre operazioni di finanza strategica: di Saras e Tod’s se ne è parlato molto (lo ha fatto anche familyandtrends) di IGT Everi un po’ meno. Tutte e tre raccontano qualcosa sul posizionamento strategico delle imprese familiari e ne confermano una sulle famiglie imprenditoriali.

Saras dimostra come gli imprenditori italiani riescano a creare imprese in nicchie dove sono leader nel mondo. Nel dopo guerra l’Italia era un Paese di confine con il blocco sovietico e con il Medio Oriente; da quest’ultimo veniva il petrolio: la risorsa più importante per ricostruire l’Europa e ridarle un’economia che togliesse dalla fame la popolazione. Angelo Moratti era già un imprenditore di successo del settore quando con Saras costituì la più grande raffineria del Mediterraneo, da quel momento la posizione geopolitica e la capacità imprenditoriale hanno permesso all’impresa e alla comunità in cui si trova di prosperare. Ai nostri giorni l’Italia non è più un paese di confine, il Mediterraneo è meno centrale all’economia mondiale e il petrolio mediorientale per quanto ancora importante è meno strategico (soprattutto per le grandi imprese petrolifere americane): in questo contesto competitivo contano grandi capitali, presenza globale, efficienza manageriale. La famiglia Moratti non era più il miglior azionista di Saras e la cessione a Vitol è la miglior garanzia per il futuro dell’impresa. Massimo Moratti, presidente ed amministratore delegato dopo la morte del fratello Gianmarco, lo ha detto con chiarezza e schiettezza: “Dopo 62 anni dalla sua fondazione avvenuta ad opera di mio padre con i miei nipoti Angelo e Gabriele ed i miei figli Angelomario e Giovanni, ho ritenuto che la miglior garanzia per il futuro successo della raffineria di Sarroch fosse l’aggregazione con un primario operatore industriale del settore energetico globale, quale è Vitol, dotato di risorse relazionali, finanziarie e manageriali necessarie per competere nell’attuale contesto di mercato internazionale”. In queste parole si evince la saggezza e la serietà di una famiglia che preso atto che qualcuno può dare un miglior futuro all’impresa: vende.

Tod’s è un’operazione che, a prima vista, sembra confermare che i gioielli italiani vengono comprati dagli stranieri ma al termine dell’OPA Della Valle continuerà ad essere azionista di maggioranza affiancato da un grande fondo che nelle sue parole: “darà la possibilità di svilupparci ulteriormente e di cogliere le opportunità che il mercato offrirà”. Sarà anche affiancato da un azionista più piccolo ma importante, LVMH, nel quale CdA Della Valle siede da anni come segno di forte legame tra le famiglie Arnault e Della Valle. Si tratta del secondo tentativo di delisting e non sembra che l’intento strategico sia poi molto diverso dal primo commentato allora da familyandtrends. Della Valle avrà la possibilità di guidare sino a che vorrà con l’autorevolezza del proprietario l’impresa che ha fondato e quando dovrà decidere il futuro dell’impresa avrà tre opzioni sul tavolo (in ordine di probabilità per familyandtrends): vendere a LVMH, massimizzare il ritorno cercando un liquidity event con L Catterton, mantenere l’azienda in famiglia.

IGT-Everi è l’operazione più interessante e di cui si è parlato meno. IGT è il leader mondiale nelle lotterie e nel gaming nato dalla fusione di Lottomatica e GTECH, quotato al NYSE e posseduto per il circa 40% dal gruppo De Agostini della famiglia Drago Boroli. IGT sarà scissa in due: la componente gaming sarà fusa con Everi e la componente lotterie continuerà ad operare stand alone come leader del settore. Lo spin off IGT-Everi metterà insieme il fintech di Everi ed i sistemi IGT e potrà cogliere le occasioni dell’evoluzione digitale e cash less del settore. Da un punto di vista strategico l’operazione conferma il vecchio adagio di Michael Porter: strategia significa innanzitutto decidere cosa non fare; un buon azionista deve assicurarsi che l’impresa sia focalizzata su un sentiero di sviluppo chiaro e offrire capitale, conoscenza e rigore perché il management lo possa perseguire. L’operazione dimostra anche la maturità che il capitalismo familiare italiano ha raggiunto nel dialogare con i mercati finanziari internazionali e la grande finanza: dopo due anni di risultati record il valore di borsa non era cresciuto, si è capito che era necessario un cambiamento per poter farsi capire meglio dagli investitori.

Questa maturità nell’interagire e nell’utilizzare la finanza è il fil rouge delle tre operazioni, a vederle in fila sembra di leggere il programma di un corso di advance financial strategy: vendita ad un operatore industriale non quotato, OPA accompagnata da un grande fondo di private equity e dal leader mondiale del settore, spin off che crea due grandi player in settori diversi e con conseguente merge con un player tech del settore. familyandtrends sostiene che il capitalismo familiare è di sinistra, la borsa di destra: si può dire che il capitalismo familiare italiano è arrivato qualche anno dopo la politica al compromesso storico.