Galbraith diceva: “The only function of economic forecasting is to make astrology look respectable” eppure alla fine dell’anno il mondo economico ed aziendale è invaso da libri e report che presentano il futuro o, i meno ambiziosi, l’anno che verrà. Chi, come familyandtrends, è sufficientemente vecchio da aver passato alcuni natali a leggere questi esercizi tende a ignorarli esattamente come, dopo un po’ di anni, si fa con le previsioni dell’astrologia (solo “The Word in” del The Economist resta ancora tra le letture “suggeribili”).

Vista l’inutilità e la velleità di questi tentativi, per il 24 familyandtrends ha deciso di fare un oroscopo per le imprese e per i manager che sia davvero (?!) affidabile. Potrebbe essere sbagliato, ma con cinque minuti di lettura saprete cosa succederà nel 24, e potrete dedicare il resto delle vostre vacanze ai vostri cari e a divertirvi.

Nel 2023 familyandtrends aveva “vaticinato” quattro previsioni: i riassetti geopolitici continueranno, ci sarà la recessione, l’innovazione tecnologia continuerà, gli input costeranno di più. Vediamo cosa succederà nel 2024.

Primo: nel 2024 i riassetti geopolitici arriveranno ad un punto di svolta, più di quattro miliardi di persone voteranno. Un bel successo per la democrazia ma bisognerà vedere come la pensano gli elettori: è già successo nella storia che si passasse da una democrazia claudicante ad un regime autoritario che prometteva miracoli per poi ridurre un intero popolo a sacrificio sull’altare della follia nazista. Le due elezioni della svolta saranno quelle europee di fine giugno e quelle statunitensi di novembre. Per l’Europa, come ha detto Draghi, le scelte su difesa-sicurezza e sostenibilità-industria sono binarie: o tutti i paesi insieme investono per un obiettivo comune o nessun paese può farcela da solo a prescindere da quanto spazio di spesa può permettersi. Per gli Stati Uniti la scelta sarà sull’assicurarsi la tranquillità interna, i.e. il secondo obiettivo della loro costituzione dopo la giustizia, o sul diffondere i diritti delle persone all’esterno. Si tratterà di punti di svolta, perché in un mondo che si sta dividendo in due aree, si capirà una delle due metà cosa intende fare. È possibile che nell’oroscopo del 25 parleremo di paesi non allineati come ai tempi della guerra fredda, che forse chiameremo “prima”. Cosa devono fare le imprese? In un mondo più instabile e diviso le imprese non si possono fermare di fronte a muri, cortine, dazi, vincoli: non è solo un dovere aziendale, è un dovere morale aperti canali di comunicazione, di comprensione e di scambio con chi sta dall’altra parte di un muro. Questo vale ancora di più per le aziende familiari e le loro famiglie proprietarie: è una parte fondamentale dell’essere buoni azionisti. Le famiglie azioniste dovranno lavorare per affermare modi di investire differenti che assicurino ritorni e sostenibilità con un’attenzione sui processi decisionali e sull’equilibrio tra rappresentanza e merito restando aperte alla finanza e alla borsa quando e come serve .

Secondo: nel 2024 l’inflazione scenderà e (forse) ci sarà la recessione. L’inflazione scenderà perché, come ha detto Paul Volcker, “non ci vuole un corso di economia avanzato per capire che l’inflazione ha qualcosa a che fare con troppi soldi in giro…” e le banche centrali, soprattutto la FED, sono state decise ed indipendenti nel fermare il QE e alzare i tassi. Quanto scenderà e se sia un bene che l’inflazione scenda è meno chiaro: Karl Otto Pohl, presidente della Bundesbank, diceva “l’inflazione è come il dentifricio: una volta che è fuori dal tubetto rimetterlo dentro richiede tempo e pazienza”. Ecco perché (forse) ci sarà la recessione: un’inflazione del 3/4% sui circa 600 trilioni di dollari di asset finanziari mondiali crea un costo di 18/24 trilioni che un pil mondiale di poco inferiore ai 100 trilioni non si può permettere a lungo. Ancora Volcker, diceva: “nell’arte della banca centrale…. è un fatto della vita che il rischio di alzare i tassi di interesse sembri quasi sempre più grande del rischio di abbassarli”. Ecco perché (forse) non ci sarà la recessione: le banche centrali ai primi segni di recessione generalizzata abbasseranno i tassi e riavvieranno il QE. Cosa devono fare le imprese? L’inflazione non è altro che un aumento dei prezzi, i manager devono essere in grado di aumentare i prezzi più di quanto aumentino i costi: questo significa essere bravissimi nel marketing. In mercati polarizzati tra consumatori costretti a spendere il meno possibile e consumatori indulgenti aumentare la disponibilità a pagare del cliente diventa una capacità strategica. Come dice Buffet: “un marchio è una cosa eccezionale da avere durante un periodo di inflazione” e sono proprio questi i momenti in cui si capisce se i marchi che si hanno permettono di alzare i prezzi.

Terzo continuerà ad essere il momento delle imprese familiari. In un mondo più diviso le imprese familiari e i loro azionisti potranno essere passaggi che attraversano muri ed in contesto economico instabile e polarizzante gli imprenditori potranno trovare modi nuovi di usare input più costosi per offrire ai clienti input a prezzi accessibili o che aumentino la disponibilità a pagare. Cosa devono fare le imprese? Dovranno continuare ad investire occupandosi della sinistra del loro stato patrimoniale cercando modi per crescere sfuggendo alla concorrenza. Per gli imprenditori italiani questo significa non puntare sulle economie di scala, dove altri sono più bravi, ma trovare ambiti in cui queste non hanno effetto. Significa, anche, non rinunciare a crescere creando gruppi manageriali fatti di imprenditori delegati, i.e. quei manager cui l’imprenditore delega che a loro volta devono delegare ad altri per permettere all’impresa di continuare a crescere. Già così ci sarebbe da fare molto nel prossimo anno, ma questo molto andrà fatto senza dimenticare l’ammonimento del Santo Padre: “La logica del massimo profitto al minimo costo, mascherata da razionalità, progresso e promesse illusorie, rende impossibile qualsiasi sincera preoccupazione per la casa comune e qualsiasi attenzione per la promozione degli scartati della società… Un conto è un sano approccio al valore dell’impegno, alla crescita delle proprie capacità e a un lodevole spirito di iniziativa, ma se non si cerca una reale uguaglianza di opportunità, la meritocrazia diventa facilmente un paravento che consolida ulteriormente i privilegi di pochi …”